Il bond, il brut & il cattivik

Si sta sviluppando anche in Italia il dibattito sulla cosiddetta “tassa Zucman”.

Cioè la proposta di un economista francese di un’imposta del 2% sul patrimonio dei 1.800 francesi che posseggono più di 100 milioni di euro.

Spiega Zucman in un’intervista al Corriere della Sera

Negli Stati Uniti il patrimonio delle 400 più grandi fortune equivale al 20% del Pil americano; in Francia rappresenta il 40% del Pil, i nostri miliardari sono particolarmente prosperi. E pagano davvero pochissime tasse, ancora meno che negli Stati Uniti.

Al fuoco di sbarramento tipo comunista e distruttore dell’economia, Zucman risponde spiegando

le fortune sono aumentate del 10% all’anno negli ultimi 30 anni, tassarle al 2% significa che crescerebbero dell’8% invece che del 10%.

C’è un altro elemento che sottende lo sviluppo di molte delle grandi ricchezze: esse sono cresciute così tanto perché si sono sviluppate grazie a protezioni monopoliste o oligopoliste e in molti casi con generose sovvenzioni pubbliche agli investimenti contrabbandate come sostegno ai territori.

Cioè sono delle gloriose e laute rendite di posizione che oltre ad avere determinato  prezzi di beni e servizi e influenzato negativamente i redditi del resto della popolazione (sono 25 anni – certifica l’Ocse – che i salari in Italia crescono meno che negli altri paesi Ocse e negli ultimi 4 anni sono crollati del 7,5%) hanno bloccato anche la crescita del Paese giacché il monopolio e i suoi fratelli sono sempre il più grande freno di una economia.

E il pensiero liberale è fondato sulla concorrenza. Quindi, mi dispiace per quanti hanno subito liquidato la proposta comunista, ma di comunista c’è solo il vezzo di chiudere la discussione quanto non fa comodo (espertissimi i marxisti e i loro epigoni).

 

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